Siedo mite e tranquillo in questo mio destino,
pioggia irrumore scroscia e spacca,
delinea e disegna le fragili rocce,
ed io inerme e vincente lascio,
all'occhio cieco, scorrer tutto via.
Angusta la via percorsa e
quasi insaputa quella ventura,
certo non di seconda mano e gratificante.
Siedo mite e tranquillo in ascolto
di me stesso, dentro questo "io"
sfarzoso e pauroso,
che l'essenza,
prima del saluto ultimo,
sarà ciò che avrò.
Nuovi pensieri a nuove domande,
scoprire lo sconosciuto istiga questa saggezza
crescente e profumata,
che di limitato, in verità vi dico,
vi è solo ciò che è considerato tale.