mercoledì, ottobre 27

Stelle perpetue (2)

A chi sa

Avere tanti letti e dormire nello stesso, svegliarsi la mattina, fissarsi, ed avere la meravigliosa certezza di un pensiero che ti accompagna sempre, restare fino a notte fonda a parlare, a parlare e ancora a parlare, di cosa poi, semplicemente di tutto, avendo un'indescrivibile sensazione di tranquillità e protezione reciproca. Prendersi in giro a giornate intere e da uno sguardo capire il tutto, non servono più le parole, siamo ormai ben oltre. Che tutto ciò potesse divenire cosi puro neanche io avrei potuto saperlo, inutile direi, la vita, per quanto si cerchi di prevederla, ha sempre più fantasia di noi. Dunque mi chiedo, esiste davvero la distanza? Non credo, penso sia soltanto una convenzione materiale dell'umana stirpe, niente che ci riguardi. Seppur con occhi e strade diverse percorriamo la stessa meravigliosa vita, resa tale da ciò che siamo diventati: Unicità. Per Noi non esistono porte da chiudere, non viviamo in stanze singole, siamo semplicemente il meraviglioso frutto del bene che ci lega, ed in faccia a chi ci invidia e ci invidierà semplicemente sorridiamo indifferenti.
E nel tempo che verrà ci sarà sempre una mano protesa ed una spalla poco pesante, per quanto poi il cielo potrà esser mesto e tempestoso, nero e furioso, un caldo spiraglio di luce non adrà mai via. Mai.

Stelle perpetue (1)

G.

Non potrei spiegare cosa provai, come riuscii a trattenere le lacrime, per certe emozioni non esistono descrizioni.

Tante le persone, c'è chi sorride, chi piange, chi è felice, qualcuno scatta foto mentre altri osservano attenti. Siamo al centro di una folla che guarda immobile soltanto noi, ma tutti questi occhi fissi non esistono ora, tutto ciò non conta, non per te nè per me, stiamo vivendo un momento nostro, nessuno ci disturberà, nessuno può farlo, nessuno ha questo potere. Nessuno potrà, poi, raccontartelo meglio di me, quegli sguardi sono immuni dal tempo nella mia mente, quegli sguardi sono nostri, gli altri potranno immaginare e ricordare, ma siamo solo noi, tu ed io soltanto ad averli vissuti. Parlerò piano, con le parole e gli sguardi giusti, sorridendo talvolta, fino ad un giorno in cui ne capirai, da solo, il significato più profondo. Io, sarò li. Potrei scrivere e dilungarmi senza mai cadere nel banale, potrei accendere il mio sensibile e dar sfogo ad ogni ricordo impregnato di emozioni, potrei fissare l'attenzione su di ogni singolo istante cercando di descriverlo al meglio, potrei, ma il banale, sarebbe proprio farlo. Credo, dunque, non servano altre parole se non queste di seguito.

Cercherò sempre di disegnare un sorriso puro e sincero sul tuo volto, ti sorreggerò nelle difficoltà, ti offrirò la felicità che posso darti e nel cammino della tua vita ti aiuterò a crescere! 
Perchè sai, un tuo sorriso cura ogni mia malattia.

domenica, ottobre 24

Ad ognuno ciò che vede

Ho scoperto pochi giorni fa, grazie ad un mio colto e intelligente amico, questo artista vietnamita: Duy Huynh.
Trasferitosi in California negli anni 80 risentì delle differenze rispetto al suo Paese natale, si rifugiò allora nella sua creatività e partendo dal mondo dei fumetti, dei cartoon e dei murales è giunto a creare queste opere.
I suoi quadri ritraggono per lo più figure femminili,  poetiche e spesso decontestualizzate in scenari metafisici innescando, a mio avviso, molta riflessione. Poi, ciò che possono comunicare dipende da chi vi è dinanzi.
Il sito ufficiale dell'artista: http://www.duyhuynh.com/


   
The Solo


    
Idle Thoughts from the Brain Forest


   
A Song and Dance of Circumstance(1)


L'Arte, Soggettività o Oggettività??

giovedì, ottobre 21

Invictus di William Ernest Henley

Out of the night that covers me,
Black as the pit from pole to pole,
I thank whatever gods may be
For my unconquerable soul.

In the fell clutch of circumstance
I have not winced nor cried aloud.
Under the bludgeonings of chance
My head is bloody, but unbowed.

Beyond this place of wrath and tears
Looms but the Horror of the shade,
And yet the menace of the years
Finds and shall find me unafraid.

It matters not how strait the gate,
How charged with punishments the scroll,
I am the master of my fate:
I am the captain of my soul.


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Dal profondo della notte che mi avvolge,
buia come il pozzo più profondo che va da un polo all'altro,
ringrazio gli dei chiunque essi siano
per l'indomabile anima mia.

Nella feroce morsa delle circostanze
non mi sono tirato indietro né ho gridato per l'angoscia.
Sotto i colpi d'ascia della sorte
il mio capo è sanguinante, ma indomito.

Oltre questo luogo di collera e lacrime
incombe solo l'Orrore delle ombre,
eppure la minaccia degli anni
mi trova, e mi troverà, senza paura.

Non importa quanto sia stretta la porta,
quanto piena di castighi la vita.
Io sono il padrone del mio destino:
io sono il capitano della mia anima.

 
Questa poesia è stata apprezzata, acclamata, citata, condivisa e schiavizzata dalle menti di persone che, poi forse, non l'hanno neanche capita fino in fondo. Chi si è chiesto cosa abbia ispirato queste parole? Chi mai, poi, se ne ricorderà in quei momenti difficili, mentre è troppo occupato a far rumore inutile, per capire davvero cosa fare?

lunedì, ottobre 18

Vita

Quando sono nato
ho cominciato ad essere,
quando morirò,
cesserò di essere ciò che sono
ed inizierò ad essere
ciò che sono stato.